Metti un finocchio a cena. Buon Appetito Mr.B !

Aderisco molto volentieri all’iniziativa di Gaia di

La gaia celiaca per protestare contro un personaggio della nostra istituzione che non ha nessun riguardo nei confronti di nessuno.
L’iniziativa mi sembra bella e spero che porti un po’ di sale nella zucca del nostro Presidente del Consiglio prima di aprire la bocca e quindi alcuni cenni sul Finocchio .
Foeniculum vulgare
Il finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
MorfologiaSi distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati “semi”).
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Coltivazione
Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall’insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno ad un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno. La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l’una dall’altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo.
Uso in fitoterapia

Contiene: anetolo (da cui dipende il suo aroma), fencone, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, dipentene e acido metilcavicolo.
È emmenagogo, diuretico, carminativo, antiemetico, aromatico, antispasmodico, anti-infiammatorio, epatico. È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e nell’allattamento per ridurre le coliche d’aria nei bambini. È noto infatti che una tisana fatta con i semi di questa pianta sia molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da aerofagia.
Inoltre combatte i processi fermentativi dell’intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale. Quindi può essere utile per ridurre la componente dolorosa della sindrome da colon irritabile.[1]
In cucina
 In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio. Il grumolo bianco (erroneamente ritenuto un bulbo) del finocchio coltivato si può mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può aggiungere agli stufati.
Per quanto riguarda il finocchio selvatico, chiamato in cucina anche “finocchina” o “finocchietto”, si usano sia i fiori freschi o essiccati, sia i frutti o “diacheni”, impropriamente chiamati “semi”, che sono più o meno dolci, pepati o amari, a seconda della varietà, sia le foglie (o “barba”), sia i rametti più o meno grandi utilizzati nelle Marche per cucinare i bombetti (lumachine di mare); le foglie s’usano fresche e sminuzzate per insaporire minestre, piatti di pesce, insalate e formaggi: nella ” pasta con le sarde”, nota ricetta siciliana, le foglie del finocchio selvatico sono uno degli ingredienti essenziali.
I fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale (in particolare la “porchetta” dell’Alto Lazio). I cosiddetti “semi” si usano soprattutto per aromatizzare tarallini (Puglia), ciambelle o altri dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane. È in uso nelle regioni costiere del Tirreno, un “liquore di finocchietto”, per il quale s’utilizzano i fiori freschi e/o i “semi” e le foglie.
Curiosità
L’espressione “lasciarsi infinocchiare” deriva dall’abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti contiene sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino di qualità scadente.
La comune distinzione tra finocchio maschio e finocchio femmina è solo formale: il primo è di forma allungata e il secondo tondeggiante. Il cosiddetto finocchio femmina, più apprezzato sotto l’aspetto merceologico perché meno fibroso e più carnoso, si ottiene grazie al concorso di fattori ambientali associati alla natura del terreno e alla sua sistemazione superficiale e ad un’adeguata tecnica colturale.
L’espressione “finocchio” utilizzata in maniera discriminativa nei confronti di persone omosessuali deriva dal Medioevo.[senza fonte] Verosimilmente, le persone omosessuali venivano giustiziate al rogo e per coprirne l’odore venivano aggiunti finocchi al fuoco.[senza fonte]
Varietà di Finocchio coltivato
FinocchioBianco Perfezione
Bianco dolce di Firenze
Finocchio di Parma
Finocchio di fracchia
Gigante di Napoli
Grosso di Sicilia

Io uso il fiore creando questo Liquore al Finocchio Selvatico

1/2 litro di alcool
1/2 litro d’acqua
una manciata di Finocchio selvatico circa 30/40 gr
la buccia di mezzo limone
350/400 gr di zucchero
Mettere nell’alcool la buccia di mezzo limone e i soli fiori gialli e lasciali al buio per 21 giorni. Trascorso questo tempo fai lo sciroppo con l’acqua e lo zucchero e quando e’ freddo aggiungilo all’alcool filtrato: mescola bene e lascialo riposare in frigo per altri 20 giorni.
Dopo 20 giorni filtralo e verifica se e’ troppo forte o poco dolce ed in caso correggi.
Rimetti in frigo ed e’ pronto per essere bevuto…
E’ veramente un’ottimo digestivo.. mai senza a casa !!!